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Pensieri in memoria di Panos Koulermos
Knut Luscher

Troppo presto per noi umani.
Il mio caro amico, l'architetto, urbanista, educatore, poeta e umanista, Panos Koulermos, è morto domenica 26 settembre.

Se n'è andato durante uno dei suoi lunghi viaggi intorno al mondo, lasciando dietro di sé il ricordo del suo spirito e della sua ricerca della verità nell'architettura e nella vita - come se avesse voluto dire a ciascuno di noi di continuare il suo viaggio.

Siamo qui, pensando a colui che abbiamo perso, pensando a cosa rappresentava per noi.

Siamo qui.

Sono qui per tentare con queste umili parole di tracciare un profilo di lui. Chi era?

Incontrai Panos per la prima volta a Los Angeles nel 1987, mentre studiavo architettura alla University of Southern California. A quell'epoca era a capo del programma di laurea. Fu anche mio relatore di tesi. Dal primo momento mi aveva colpito per il modo caloroso, aperto e vivace e la visione poetica dell'architettura. In seguito divenni suo assistente e lui divenne per me un amico ed un maestro.

Nel 1995, Panos mi parlò della sua intenzione di trasferirsi in Svizzera per partecipare alla fondazione di una nuova scuola d'architettura in Ticino, assieme al suo vecchio amico Mario Botta. Conoscendo le qualità di Panos come architetto, didatta e educatore, capii il potenziale esplosivo che la sua presenza avrebbe avuto in quel processo.

Nel 1996, dopo 24 anni in America, Panos e la moglie Piera facevano ritorno in Europa, cui lui aveva continuato a sentirsi profondamente legato spiritualmente. Era felice ed emozionato.
L'anno successivo lo raggiunsi ancora una volta come assistente alla nuova Accademia di architettura. Fu un periodo incredibilmente intenso e creativo quello trascorso in Ticino assieme a Panos e gli altri tre suoi assistenti.

Panos amava l'architettura. La viveva con tutta l'anima. La comprensione dello spazio, della forma e del significato dell'architettura gli era innata. La chiarezza e profondità poetica del suo pensiero mi stupivano ogni volta che mi capitava di lavorare al suo fianco.

Panos era anche un insegnante di talento. Credeva che una reale comprensione dell'architettura e del mondo deve avvenire all'interno di ciascuno di noi; non può essere insegnato né trasmesso da altri. Non dava l'impressione di voler istruire gli studenti. Al contrario, sembrava desiderare apprendere da loro. Non dava lezioni: discuteva. Considerava le idee di ognuno un importante contributo alla ricchezza del mondo nel quale viviamo.

Panos credeva in una società di individui liberi in un mondo aperto e pluralista, dove le scuole di architettura educano gli studenti ai valori etici. Pensava che gli studenti debbano essere preparati ad esercitare la professione ovunque nel mondo e garantire così protezione, gioia e significato alla vita umana con la loro architettura.

Durante le nostre lunghe passeggiate, spesso passavamo davanti alla statua di Socrate nel parco Ciani a Lugano. Panos amava molto quella statua e la salutava sempre con grande rispetto. Un giorno costatammo che il nostro amico era stato rimosso: Socrate non era più al suo posto. Panos ne pareva rattristato.

Panos era simile per molti aspetti a Socrate. Non ho mai visto un insegnante altrettanto capace di vedere dentro la mente degli studenti e scovarne il germe nascosto. Credeva in ogni individuo e nella grandezza dei suoi pensieri. Credeva in te e ti aiutava a trovare la tua identità. Volta per volta, parlando con coloro che erano stati suoi studenti o con i suoi amici sparsi nel mondo intero, ho capito su quante vite avesse influito e quanti occhi aperto.

Alla fine, Panos ha in un certo senso ritrovato Socrate, assieme agli dei greci, là dove ora riposa. Forse le parole del suo vecchio amico John Hejduk sono le più incisive:

"Panos capisce che gli antichi dei stanno sempre aspettando, osservando le nostre creazioni, dapprima comparano, poi giudicano. Penso che sorridano di Panos Koulermos. Gli dei hanno bisogno, come noi umani, che il loro cuore sia riscaldato un po', e Panos ci fornisce il calore necessario, nella giusta quantità perché noi non ci bruciamo. Nell'incertezza su quanto il cielo potrebbe portagli, Panos fa un'offerta votiva, che consiste in un lavoro ben fatto in forma di architettura."

Ci ha lasciato durante uno dei suoi lunghi viaggi.

Troppo presto per noi umani.